Bansky, street artist conosciuto per il suo anonimato, riesce a far parlare di sé grazie anche alle altrettanto misteriose storie delle sue opere: alcune vengono rubate, altre vandalizzate, altre ancora… si autodistruggono. In attesa di poter ammirare una selezione delle sue creazioni alla mostra che si terrà a breve al Teatro Arcimboldi di Milano, conosciamo insieme quattro delle storie più incredibili che le riguardano!
I ratti sulla metro di Londra
Quando è necessario prendere posizione, Banksy è sempre pronto a fare la sua parte. Inquinamento? Terrorismo? Consumismo? Migrazione? C’è un’opera di Banksy per ogni controversia. E in un periodo di pandemia, dove tutto il mondo si trova sotto lo scacco di un piccolo virus, persino l’uso dei dispositivi individuali di protezione può diventare argomento di scontro. Ecco allora che la metro di Londra diventa il luogo perfetto in cui l’artista contemporaneo più famoso e misterioso degli ultimi anni può dire la sua, manifestando il proprio sostegno all’uso delle mascherine. Il vagone, dove normalmente si alternano pendolari e visitatori della city, si popola allora (seppur solo figurativamente) di sporchissimi ratti che starnutiscono sui vetri, imbrattano le pareti, usano la mascherina chirurgica come se fosse un paracadute. Messaggio ricevuto? Niente affatto!
Nonostante la performance artistica sia stata ripresa durante la sua creazione e diffusa sul web, l’opera di Banksy non può avere pace. I ratti dispettosi che invitavano alla prudenza hanno avuto vita breve, anzi brevissima. Poco tempo dopo essere stati creati, e aver fatto salire alle stelle il valore del vagone in questione arrivando alla cifra stratosferica di 7,5 milioni di sterline, sono stati infatti cancellati. Un atto vandalico? Il messaggio di qualche sostenitore dell’inutilità dei dispositivi di protezione? L’azione di qualche negazionista del virus? Niente affatto. Solo il lavoro solerte dei dipendenti della metro, che credendo l’opera di street art un graffito di nessun valore, hanno provveduto a cancellarne l’esistenza. A poco è servito che un rappresentate dei trasporti londinesi invitasse Banksy a riprodurre la sua arte in una “location più adatta”, ormai dell’opera esistono solo una manciata di foto e il video della sua creazione. Un’occasione di guadagno persa per i trasporti londinesi certo, ma una notizia che ha fatto il giro del mondo, portando ancora una volta Banksy sulle prime pagine dei giornali.
La ragazza in lutto del Bataclan
Recente non tanto per la sua realizzazione quanto piuttosto per il suo furto e il successivo ritrovamento, la porta del locale parigino dipinta da Banksy è stata rinvenuta lo scorso Giugno, in Abruzzo. Il graffito rappresenta una figura femminile dipinta in bianco su sfondo nero, con lo sguardo basso, dolente. Si tratta infatti di un tributo realizzato dall’artista nel Giugno 2018 su una delle uscite di emergenza del Bataclan, per commemorare le 90 vittime dell’attentato terroristico del 2015.
L’opera ha ‘vegliato’ sul teatro per soli sei mesi, prima di essere trafugata. In seguito al furto, sulla pagina Facebook del Bataclan, si leggono le parole dello staff: «l’essenza dell’arte urbana è dare vita a un’opera d’arte in un certo ambiente e crediamo che questa opera avrebbe potuto avere senso solo in questo luogo. Ed è per questo motivo che volevamo lasciarla, libera, per la strada, accessibile a tutti». ‘Accessibile a tutti’, purtroppo anche ai malintenzionati come i due ladri esperti che nella notte del 26 Gennaio 2019, a volto coperto e armati di smerigliatrice, hanno rimosso l’omaggio di Banksy. Da qui in poi il silenzio, voluto dalla polizia e dall’Interpol per non compromettere le indagini. Per più di un anno il murale del Bataclan, così come l’identità del suo autore, rimane un mistero. Ma circa un mese fa la buona notizia arriva dall’Italia: la porta è stata ritrovata in un casale della campagna abruzzese, intatta. È qui che probabilmente aspettava di essere visionata da collezionisti del mercato nero interessati all’acquisto. Mentre gli investigatori proseguono con le ricerche e gli arresti, il dipinto è tornato in Francia il 14 Luglio. Durante la celebrazione della Festa Nazionale in Ambasciata, viene ri-accolto l’omaggio dello street artist. Sicuramente un grande riconoscimento, anche per un artista sopra le righe come Banksy!
Il naufrago bambino a Venezia
In questi giorni l’argomento “Banksy” è caldo anche a Venezia. Durante l’inaugurazione della Biennale 2019, in un canale di Ca’ Foscari, era apparso a filo d’acqua un murales raffigurante un bambino migrante con indosso un giubbotto di salvataggio e in mano un razzo segnaletico fucsia fluorescente. L’opera, facilmente attribuibile all’artista, è stata poi rivendicata ufficialmente con un post sul profilo Instagram ufficiale di Banksy.
Nella città turistica dove di fronte ai ricchi palazzi sono attraccati yacht grandi navi da crociera, l’artista vuole costringere a prestare attenzione alle richieste di aiuto dei migranti. Nel maggio dello scorso anno, infatti, gli sbarchi erano al centro del dibattito politico internazionale e, in particolar modo, al centro delle tensioni del governo italiano. L’idea di raffigurare il naufrago proprio nel canale, con la minaccia incombente dell’alta marea, non è affatto casuale: quando l’acqua si alza, il disegno finisce quasi interamente sommerso e dunque il senso di emergenza si fa ancora più forte. Lo stencil è pian piano sempre più scolorito dalla salsedine ma è nel Luglio 2020 che il murales è stato deturpato. Qualche giorno fa è comparsa una “X” disegnata con dello scotch nero sulla bocca del bambino, rimossa dopo appena 24 ore. Un gesto che può assumere diverse interpretazioni: potrebbe essere inteso a rafforzare il concetto dell’opera, per trasmettere la difficoltà dei migranti a far sentire la propria voce. Ma c’è anche chi ipotizza che lo scotch abbia il significato opposto: un voler chiudere la bocca non solo in senso metaforico ma che in un momento come quello che stiamo vivendo si fa anche letterale, oggi che gli sbarchi sono demonizzati anche a causa della paura del contagio del Corona Virus.
Girl with Balloon, o meglio, Love is in the Bin
L’amore di Banksy per le opere fugaci, che fanno della propria fragilità un punto di forza e giocano sull’abisso della propria distruzione, ha raggiunto (per ora) il suo apice con la performance messa in atto all’asta di Sotheby’s del 5 ottobre 2018. In quell’occasione nel mirino dell’estro di questo artista misterioso è infatti finita una sua stessa opera: il quadro “Girl with Balloon” che ritrae (o meglio, ritraeva) uno dei suoi graffiti più famosi, originariamente dipinto in un murale a Londra nel 2002. La celeberrima immagine della bambina con il palloncino rosso a forma di cuore, dopo essere stata aggiudicata per la considerevole cifra di 1.042.000 sterline, è inaspettatamente scivolata attraverso un tritacarte nascosto nella propria cornice distruggendosi per metà tra lo sgomento dei presenti.
Poco dopo Banksy ha rivendicato la performance artistica sul proprio profilo instagram citando la massima “The urge to destroy is also a creative urge” di Picasso e mostrando il “making-of” della sua idea. Non si tratta infatti di qualcosa lasciato al caso o di un progetto estemporaneo: l’artista aveva progettato anni fa questo colpo di scena installando nella cornice del proprio quadro un meccanismo pronto a distruggerlo nel caso fosse stato mai messo all’asta. Non tutto è però andato secondo i piani… Banksy ha rivelato che il progetto originale consisteva nel fare a pezzi l’intera opera, lasciando il malcapitato acquirente solo con una manciata di striscioline di carta. Anche in questo caso l’imprevedibilità degli eventi si è però rivelata vincente. La performance che ha dato vita alla nuova opera intitolata “Love is in the bin” non solo ha fatto il giro del mondo ma ha anche conquistato la collezionista che aveva acquistato il quadro originale. Quanti sono infatti coloro che possono vantarsi di possedere una creazione che ha fatto così tanto scalpore?
Non importa allora cosa capiti alle opere di Banksy, le sue creazioni riescono sempre a far parlare di sé e gli hanno permesso di diventare in breve tempo uno degli street artist più conosciuto al mondo. Certo, non si sa che aspetto abbia, dove viva e nemmeno se sia un singolo artista o un collettivo, ma alle sue opere vengono dedicati sempre più omaggi, più libri e più mostre.
Se volete provare a scoprire qualcosa di più su questo misterioso artista, non potete perdervi la Street Art Exhibition “UNKNOWN” che si terrà al Teatro degli Arcimboldi a Milano dal 1 Agosto al 13 Dicembre 2020. Una buona occasione per vedere dal vivo una selezione di creazioni sue e di altri famosi Graffiti Writers come Blu, Phase 2, Delta 2, BenEine, 3D, Bordalo II, Kayone, Swoon, Faith 47 e Serena Maisto.
Meglio affrettarsi a prenotare i biglietti per ammirare le opere di Banksy da vicino, chissà quale inaspettata avventura le attende!
Articolo di Elisa e Sara